lunedì 6 giugno 2011

Cronache del Faggio - Avventure di novelli apicoltori 2

 Il furto dell'Ape regina

Nel post precedente vi avevo raccontato la sciamatura di una delle nostre famiglie di api .
Ora vi racconto invece del furto più incredibile da noi subito, anzi potrei definirlo un rapimento, senza richiesta di riscatto.
Il furto/rapimento dell'APE REGINA e delle sue più strette collaboratrici!!

Il terreno dove abbiamo messo le arnie non è tutto in vista, da casa, ma in compenso è recintato.
Ogni tanto, anche in inverno, bisogna far visita alle arnie per controlli vari, a seconda della stagione.
In inverno ci si accerta , tra l'altro, che abbiano candito a sufficienza.
Il candito è zucchero in pasta che si appone in cima all'arnia, in un contenitore, per compensare il furto di miele che noi facciamo e consentire quindi alle api di alimentarsi sufficientemente fino alla primavera quando usciranno per la raccolta del nettare, tornando così a procacciarsi autonomamente il cibo. L'apicoltore fetente gli porta via tutto il bottino della stagione e le alimenta solo col candito, rischiando quindi di farle ammalare e di dover ricorrere poi a trattamenti chimici pesanti per rimetterle in salute. Noi, fetenti al punto giusto, lasciamo una scorta di miele, quello immagazzinato sotto i telaietti e negli angoli vari dell'arnia , e quindi diamo una quantità di candito decisamente esigua per alleggerire il danno.
Così, verso la fine dell'inverno, era circa marzo, in una di queste visite abbiamo trovato un'arnia scassinata . Qualcuno era entrato nel nostro terreno, ma per fare cosa, visto che le arnie erano lì tutte al loro posto?
All'apertura dell'arnia manomessa il mistero svelato: mancavano i tre telaietti centrali con il nido dell'Ape regina e delle api operaie destinate al suo nutrimento. Era stato rubato il cuore dello sciame alloggiato in quell'arnia.
Per intenderci un'arnia è come una specie di catalogatore da ufficio, una cassa con dentro una serie di raccoglitori. In ogni arnia ce ne sono 9 di telaietti/raccoglitori.
Su ogni telaietto, fatto di una cornice di legno e di filo di ferro (proprio come un telaio da tessitura), le api costruiscono con la cera uno strato uniforme di cellette esagonali, le vaschette in cui sarà custodito il miele.
Le celle sono anche l'alloggio delle uova deposte dall'ape regina da cui nasceranno tutte le nuove api.
Capiamo quindi che, senza stare a caricare tutta la cassa, era bastato sfilare i telaietti con regina & co. per assicurarsi, ponendole in un'altra arnia, uno sciame completo in stagione.
Giuro, mai sentito o pensato ad un furto del genere!
Ma ci pensate? Io mi sarei aspettata al limite il furto dell'arnia completa, o dei telaietti pieni di miele (questo avviene purtroppo frequentemente, non a noi, ad oggi , comunque già sentito) ma in effetti , a pensarci dopo, la parte più preziosa dell'arnia è proprio quella rubata.

Di certo non erano stati ladri qualunque a compiere il furto, figurati se un ignorante in materia poteva: a) sapere che c'è quel tipo di merce preziosa da rubare e conoscere qualcuno a cui rivenderla.
b) sapere come fare a sfilare i telaietti con il nido senza farsi aggredire dalle api incavolate per l'intrusione.
c) non essendo le arnie così in vista dalla strada principale, doveva essere stato qualcuno che ci conosce e sa delle nostre arnie. E questa, onestamente è stata la scoperta più spiacevole, sapere che una delle persone con cui hai rapporti è un ladro, un delinquente.
Insomma abbiamo scoperto la gang dei furti agli alveari.
Chissà se il legislatore, nel configurare il reato di abigeato ha pensato anche al furto dell'ape regina , oltre a quello di pecore, capre, mucche e animali vari!?.
Farò una ricerchina in merito




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